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Gocce di Rugiada
La qualità dell’acqua in Italia: cosa dicono le analisi?
24/10/2025

L’acqua che sgorga dai rubinetti delle case italiane è oggetto di un dibattito costante tra dati scientifici rassicuranti e percezioni contrastanti dei cittadini. Le analisi più recenti condotte dagli enti preposti al controllo della qualità idrica del nostro Paese offrono un quadro complesso ma sostanzialmente positivo, seppur con alcune criticità che meritano attenzione.

I dati ufficiali: eccellenza quasi totale

Il rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha esaminato oltre 2,5 milioni di analisi chimiche, chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 Regioni e Province Autonome tra il 2020 e il 2022, mostra che la percentuale media nazionale di conformità si attesta al 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici, e al 98,4% per i parametri indicatori. Si tratta di dati che collocano l’Italia tra i Paesi più virtuosi d’Europa per quanto riguarda la sicurezza dell’acqua potabile.

L’85% dell’acqua potabile italiana proviene da fonti sotterranee, una caratteristica che garantisce maggiore salubrità naturale. Questa provenienza contribuisce a mantenere parametri di qualità elevati: la presenza di nitrati nelle acque sotterranee italiane si attesta a 17,8 mg/litro, molto al di sotto dello standard europeo di 50 mg/litro, mentre la presenza di fosfato nei fiumi è di soli 0,05 mg/litro contro un limite di 0,1 mg/litro.

Il paradosso della fiducia

Nonostante i dati tecnici siano incoraggianti, emerge un paradosso significativo: secondo l’Istat, quasi un terzo degli italiani non si fida dell’acqua del rubinetto. Questo scollamento tra percezione pubblica e realtà scientifica rappresenta una sfida comunicativa importante per le istituzioni e i gestori del servizio idrico.

Le famiglie insoddisfatte rappresentano il 23,8% del totale nazionale, con percentuali sensibilmente più alte in alcune regioni del Sud: Sicilia con il 37,2%, Calabria con il 34,4% e Sardegna con il 33,9%. Questa sfiducia potrebbe essere legata a irregolarità nell’erogazione del servizio piuttosto che alla qualità effettiva dell’acqua, ma contribuisce comunque al consumo elevato di acqua in bottiglia che caratterizza il nostro Paese.

Le criticità emergenti: il caso PFAS

Se i controlli ufficiali mostrano una situazione generalmente positiva, alcune indagini indipendenti hanno sollevato preoccupazioni su contaminanti specifici. Un’indagine condotta da Greenpeace tra settembre e ottobre 2024 ha rilevato la presenza di PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) in 206 campioni su 260 analizzati, corrispondenti al 79% dei campioni di acqua potabile testati in tutte le regioni italiane.

I PFAS, noti come “inquinanti eterni” per la loro capacità di persistere nell’ambiente, sono associati a potenziali rischi per la salute. A seguito di questa denuncia, diverse amministrazioni italiane ed enti gestori, tra cui la Regione Umbria e le autorità di Arezzo, Ancona e Caserta, hanno dichiarato di voler effettuare monitoraggi costanti e di pubblicare i risultati in modo trasparente.

L’eccellenza delle acque di balneazione

Un altro aspetto della qualità idrica italiana riguarda le acque destinate alla balneazione. I dati del 2024 mostrano che il 95,6% della costa monitorata è inserito nella classe di qualità “eccellente”, la più alta prevista dal sistema di classificazione europeo, con percentuali che superano il 98% in regioni come Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Toscana.

Durante la stagione balneare 2024, le Agenzie per la protezione ambientale hanno analizzato oltre 24.000 campioni d’acqua marina e interna, coprendo 4.028 punti di monitoraggio lungo le coste. Questi risultati confermano l’Italia come una destinazione con acque balneabili di alta qualità, superiori alla media europea.

Il sistema di controllo capillare

La qualità dell’acqua italiana è garantita da un sistema di controlli estremamente capillare. Nel 2022, il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è attivo in 7.891 Comuni su 7.904, con gestori che effettuano analisi continue lungo tutta la filiera, dalle sorgenti fino ai rubinetti domestici.

I controlli non si limitano ai gestori: anche le Aziende Sanitarie Locali effettuano verifiche periodiche indipendenti per garantire la conformità dell’acqua ai requisiti di legge. Questa doppia verifica costituisce un elemento fondamentale per assicurare la tutela della salute pubblica.

Prospettive future

L’Italia sta lavorando per migliorare ulteriormente la trasparenza e l’accessibilità dei dati sulla qualità dell’acqua. È in corso la costruzione di un’anagrafe territoriale dinamica delle acque potabili (AnTeA), gestita dal Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque, che permetterà ai cittadini di conoscere l’origine e la qualità della propria acqua di rubinetto.

In conclusione, le analisi confermano che l’acqua potabile italiana è sicura e di alta qualità nella stragrande maggioranza dei casi. Le sfide principali riguardano la necessità di monitorare contaminanti emergenti come i PFAS, di ridurre le perdite nelle reti di distribuzione e, soprattutto, di colmare il divario tra la qualità oggettiva dell’acqua e la percezione dei cittadini attraverso una comunicazione più efficace e trasparente.

 

 

*Depuratore domestico: apparecchiatura per il trattamento dell’acqua destinata al consumo umano.

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